Giorgia Meloni torna a parlare del salario minimo in Italia, e lo fa sul palco del XIX Congresso della Cgil ribadendo la sua posizione. Ecco le parole del presidente del Consiglio dopo lo scontro in aula con Elly Schlein.
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Giorgia Meloni, no al salario minimo in Italia
Elly Schlein ha sollevato la questione a Montecitorio e Giorgia Meloni ha risposto, sostenendo che il salario minimo in Italia non sarebbe funzionale alle logiche e alla crescita del Bel Paese. La Premier ha infatti detto che “un parametro di questo tipo rischierebbe di creare per molti lavoratori condizioni peggiori di quelle che hanno oggi”.
Insomma, già in aula la presa di posizione è stata netta e non ha lasciato grande spazio al dibattito. Meloni preferirebbe “estendere la contrattazione collettiva”, trovando in questa la soluzione giusta al problema del lavoro in Italia.
Chiaramente se ne continuerà a discutere anche nelle prossime settimane, con l’opposizione in forte contrasto col pensiero della maggioranza e uno scontro che sembra inevitabile. Altro punto focale del pensiero della Premier è l’esigenza di “tagliare le tasse sul lavoro”, questione che le sta a cuore e che andrà approfondita a breve.
Le parole di Meloni davanti alla Cgil
L’occasione per ritornare sull’argomento Giorgia Meloni l’ha avuto al Congresso della Cgil, nel quale ha ribadito la sua posizione e ha spiegato i motivi per i quali il salario minimo in Italia sarebbe inefficace.
“Io temo il rischio che la fissazione per legge di un salario minimo diventi non una tutela aggiuntiva rispetto a quella garantita dalla contrattazione collettiva”.
Ha dichiarato la Premier che poi ha proseguito asserendo che questa sarebbe “sostitutiva e questo finirebbe per fare un altro grande favore alle grandi concentrazioni economiche”.
Insomma, una visione drastica e diametralmente opposta a quella di Schlein e dell’intera opposizione che invece, al contrario, vedono il salario minimo come una grande tutela ai lavoratori. Già in passato, precisamente al Festival del Lavoro svoltosi a Bologna, Meloni aveva stroncato la questione sul nascere attraverso un videomessaggio.
“Io penso che il tema del salario minimo in Italia sia un po’ uno specchietto per le allodole”.
Aveva poi proseguito dicendo: “Penso che non si possa fingere di non sapere che la stragrande maggioranza di chi oggi è lavoratore dipendente nel privato è coperto da contratti collettivi nazionali che già di fatto prevedono un minimo salariale”.
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Le proteste al Congresso
Dopo 27 anni un presidente del Consiglio è tornato a parlare al Congresso della Cgil, e la reazione dei presenti non è stata di grande approvazione nei suoi confronti. Quando Giorgia Meloni è salita sul palco ben 24 delegati hanno abbandonato la sala in segno di protesta, intonando “Bella ciao” con il pugno chiuso rivolto al cielo.
La Premier è rimasta in silenzio mentre tutto ciò accadeva, in attesa che i contestatori abbandonassero l’aula per poi prendere parola. Non sono mancate le proteste per i fatti di Cutro e alcune più rappresentative come i peluche lasciati sui banchi vuoti.
Insomma, Giorgia Meloni porta con sé consensi e critiche, com’è normale d’altra parte per chi occupa la sua posizione. Per quel che riguarda il salario minimo in Italia è lecito aspettarsi che lo scontro continuerà in sedi diverse, in attesa di capire come il Governo si muoverà per migliorare il sistema del lavoro.