Depositata alla Camera dei Deputati la proposta di legge sul salario minimo. Ecco in che cosa consiste e la posizione dei vari organi di competenza, tra chi la appoggia e chi invece preferisce altre soluzioni.
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Salario minimo, arriva la proposta
Secondo dati recenti dell’Inps, milioni di lavoratori italiani guadagnano meno di 9 euro lordi all’ora, considerando il trattamento di fine rapporto (TFR) e la tredicesima.
Tuttavia, una proposta di legge depositata alla Camera dei Deputati fa riferimento al “trattamento economico minimo orario previsto dai CCNL”, il che significa che la retribuzione oraria sarebbe superiore a 9 euro considerando anche TFR e tredicesima.
Dunque, l’introduzione del salario minimo, questa è la proposta giunta alla Camera che non è di certo passata inosservata. Nel contesto di questa discussione, insorge il dibattito sulla più efficace strategia di sostegno ai lavoratori, tra cui il taglio del cuneo fiscale e i bonus.
Il taglio del cuneo fiscale come alternativa
La maggioranza sostiene che, anziché adottare un salario minimo, dovrebbe essere incentivato il taglio del cuneo fiscale, che ridurrebbe il costo del lavoro. Tuttavia, per poter implementare questa misura, è necessario reperire le risorse finanziarie adeguate, soprattutto considerando la necessità di confermare i tagli fiscali già in vigore.
Inoltre, è importante notare che, rispetto ad una decade fa, la discrepanza tra retribuzione netta e lorda si è ridotta, garantendo una minore aliquota fiscale per i lavoratori a basso reddito. Questo solleva il dubbio se sia possibile intervenire ulteriormente in modo significativo.
I limiti di un salario minimo unico
Tra coloro che si oppongono all’idea di un salario minimo unico, ci sono quelli convinti che possa determinare una situazione in cui molti lavoratori non superino mai i 9 euro all’ora. Tuttavia, l’esperienza di altri paesi dimostra che il salario minimo orario, pur essendo definito da normative, può essere superato nel tempo.
Ad esempio, in Germania si è passati da 8,25 euro nel 2015 a 12 euro attuali, con prospettive di raggiungere 12,82 euro nel 2025.
In aggiunta, l’Italia rimane uno dei pochi paesi dell’Unione Europea a non avere un salario minimo nazionale.
La proposta di legge sul salario minimo in Italia ha suscitato un acceso dibattito tra i sindacati, i quali vedono in questa misura un passo importante nella lotta alla precarietà lavorativa. In particolare, il segretario della Cgil, Maurizio Landini, sostiene che il salario minimo debba essere parte di un intervento legislativo più ampio, che valorizzi i contratti nazionali e ponga fine ai contratti precari.
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La visione della Cgil
Secondo Landini, il salario minimo orario legale dovrebbe essere esteso a tutti i settori e a tutti i lavoratori, inclusi gli autonomi. In questo senso, la proposta delle opposizioni rappresenta uno strumento e un passo avanti.
Il leader della Cgil mette inoltre in guardia il governo Meloni dal pensare che tagliare il cuneo fiscale o creare gabbie salariali possa risolvere l’emergenza dei salari più bassi d’Europa. Landini sottolinea invece l’importanza di applicare la Costituzione attraverso una legge che riconosca la rappresentanza e i diritti dei lavoratori di votare gli accordi che li riguardano, estendendo di fatto i contratti nazionali.
Secondo Landini, nei contratti nazionali non si tratta solamente di definire un trattamento economico minimo, ma di garantire una serie di diritti che vadano al di là del salario. L’obiettivo finale della Cgil è quindi quello di eliminare tutti i contratti precari e garantire una maggiore stabilità occupazionale per tutti i lavoratori.
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