Il Governo Meloni ha introdotto diverse novità per il lavoro sportivo. Una riforma che punta a cambiare radicalmente il ruolo di molti lavoratori e il rapporto tra di essi e le società.
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La nuova riforma del lavoro sportivo
La riforma del lavoro sportivo, varata durante il governo Meloni a partire dal 1 luglio 2023 ma che ha avuto inizio già dalla scorsa legislatura, è il tentativo di rispondere alle sfide emerse nel settore a seguito della pandemia da Covid-19.
In particolare, ha rivoluzionato il modo in cui vengono trattati i lavoratori, specialmente coloro che operano nelle società dilettantistiche. Questa riforma ha introdotto importanti tutele e regolamentazioni, cercando di eliminare lacune e ambiguità che esistevano precedentemente.
Non tutti hanno accolto di buon grado le novità, ritenendole dannose proprio per le società non professionistiche che a fatica riescono a rimanere a galla. Chiaro è che la tutela di chi lavora al loro interno, dal punto di vista economico e non solo, doveva diventare una priorità.
Lavoro sportivo, le novità sulla tassazione, l’Inail e altre norme
Una delle innovazioni chiave della riforma riguarda la tassazione e le norme previdenziali. I lavoratori sportivi ora beneficiano di un sistema tributario agevolato, soprattutto nelle società sportive dilettantistiche. Questo regime fiscale agevolato ha lo scopo d’incentivare l’attività sportiva e di sostenere i lavoratori del settore.
Per quanto riguarda l’Inail, la copertura assicurativa per gli infortuni è ora legata al tipo di contratto. I lavoratori subordinati beneficiano della copertura dell’Inail, mentre quelli che hanno un contratto di collaborazione coordinata e continuativa (co.co.co.) sono soggetti alla normativa generale in materia di infortuni sul lavoro.
Un altro aspetto rilevante riguarda i contributi pensionistici, che sono stati ridefiniti per adattarsi al nuovo quadro normativo. In particolare, i giovani atleti che usufruiscono del contratto di apprendistato sportivo ora possono beneficiare di tutele previdenziali specifiche.
Dunque, riassumendo, ecco alcuni punti chiave della nuova riforma:
- Sistema tributario agevolato
- Distinzione marcata tra lavoratori che operano nel settore professionistico e dilettantistico
- Identificazione del lavoratore sportivo come categoria a sé stante
- Nuove norme per il lavoro subordinato in ambito sportivo
- Nuove regole per i contributi e gli infortuni
Chi non è un lavoratore sportivo
La riforma ha anche precisato chi non rientra nella categoria di lavoratore sportivo, nonostante operi nelle società dilettantistiche o professionistiche. Innanzitutto, i volontari hanno un ruolo distinto e ben definito, non rientrando nella categoria di lavoratori sportivi soggetti alle norme contrattuali. Allo stesso modo, coloro che collaborano con società sportive, ma sono iscritti ad albi o ordini esterni, non vengono considerati lavoratori sportivi ai fini della riforma.
Questa chiarezza è essenziale per evitare ambiguità e per garantire che le norme si applichino correttamente ai veri lavoratori sportivi, fornendo al contempo un quadro chiaro delle responsabilità e dei diritti dei diversi attori coinvolti nelle attività sportive.
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