Introdotto durante la pandemia, è diventato un metodo di lavoro molto apprezzato e spesso voluto dai dipendenti. Lo smart working è pronto a uscire di scena, anche se qualcuno potrà comunque beneficiarne attraverso accordi con il datore di lavoro.
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Smart working, da aprile regolamentato dai contratti aziendali
Dal 1° aprile, nel settore privato, l’accesso al lavoro agile non sarà più determinato da criteri di priorità predefiniti, ma sarà soggetto all’accordo tra datore di lavoro e dipendente. Questo cambiamento mette al centro la flessibilità e la negoziazione tra le parti, anche perché sempre più spesso le aziende sfruttano lo smart working come fattore d’appeal per accaparrarsi e trattenere talenti.
In molte realtà produttive, la disciplina del lavoro agile è stata demandata ad accordi collettivi aziendali che stabiliscono i giorni di lavoro in presenza e quelli da remoto. Ad esempio, nel settore del credito, il gruppo Intesa Sanpaolo ha introdotto un ampio pacchetto di flessibilità, consentendo fino a 120 giorni di smart working all’anno, distribuiti su quattro giorni anziché cinque.
Secondo un report del Politecnico di Milano intitolato “Smart Working: gli impatti su organizzazioni e società”, si osserva un consolidamento del lavoro agile nel settore privato, con la maggior parte delle aziende che prevede di mantenerlo nel tempo. Solo il 6% delle aziende non ha ancora deciso se adotterà questo modello in futuro, a riprova di un cambiamento radicato nelle dinamiche lavorative.
Rinnovati approcci al lavoro agile nella pubblica amministrazione
Nella pubblica amministrazione, il diritto allo smart working dei lavoratori fragili si è concluso il 31 dicembre scorso, con la mancata proroga della disposizione contenuta nella Legge di Bilancio del 2023. La disposizione prevedeva il lavoro agile integrale per questa tipologia di lavoratori durante l’emergenza pandemica.
Tuttavia, una direttiva emanata dal ministro Paolo Zangrillo il 29 dicembre ha aperto la possibilità di accordi individuali tra il dirigente responsabile e i dipendenti fragili, così da salvaguardare la loro salute senza interferire con il loro lavoro.
Questi accordi sono fondamentali e permettono al dirigente di organizzare la settimana nel modo più utile e congeniale e al contempo mettere nelle migliori condizioni possibili il dipendente.
Un modello che non scomparirà
Nonostante lo smart working non sia più un’imposizione derivante dalle istituzioni, rimane un modello destinato a non sparire. Sempre più dipendenti lo apprezzano, lo ricercano e lo ritengono fondamentale nella scelta di un’azienda, e non si tratta solamente dei più giovani.
Per questo le imprese, sempre più spesso, includono il lavoro agile come possibilità, per non perdere potenziali talenti. All’estero è una strada anche più perseguita, le istituzioni dovranno tenere conto di tutti questi fattori per il futuro cercando magari di regolamentare nuovamente il lavoro agile.
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