Smart Working, tutte le novità a partire dal 1° settembre

Si apre una nuova fase per il lavoro da remoto, ormai non considerato non più solamente emergenziale, ma regolato da accordi individuali tra dipendente e azienda.
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Si apre una nuova fase per il lavoro da remoto, ormai non considerato non più solamente emergenziale, ma regolato da accordi individuali tra dipendente e azienda. Il decreto Semplificazione snellisce l’iter burocratico previsto dalla legge 81/2017 per lo smart working, stabilendo che sarà sufficiente una comunicazione degli accordi raggiunti al ministero del Lavoro.

Categorie con priorità e accordi individuali

Lo smart working riguarda principalmente i lavoratori dipendenti, nel caso tale modalità sia previsto dall’azienda. Come già detto sopra, dal 1° di settembre deve essere concordato dalle parti e sottoscritto dal datore di lavoro.

Il Decreto Legislativo 105/2022 del 30 giugno stila un elenco di categorie che hanno priorità all’accesso al lavoro agile. Le principali sono:

  • Lavoratori e lavoratrici disabili gravi
  • Lavoratori e lavoratrici con figli fino a 12 anni
  • Lavoratori e lavoratrici con figli disabili gravi, senza limiti di età
  • Lavoratori e lavoratrici caregiver
  • Lavoratori e lavoratrici che fruiscano di permessi per assistere un familiare disabile in base alla legge 104

Vale la pena soffermarsi sulla definizione di accordo individuale. Si tratta di un documento siglato da datore e dipendente in cui sono definiti i dettagli della prestazione lavorativa svolta in modalità da remoto dalla durata ai mezzi informatici provvisti. La comunicazione è stata agevolata dal Decreto del 30 giugno, che può nascere anche da una contrattazione sindacale. Il datore di lavoro dovrà comunicare per via telematica al ministero del Lavoro un modulo contenente informazioni generali, come età anagrafica, nome e cognome del dipendente, codice fiscale e così via, la tipologia del contratto di lavoro e i dati, la durata e le modalità del lavoro svolto da remoto. Nel caso in cui non sia previsto diversamente, l’accordo s’intende valido per cinque anni.

In mancanza di accordi individuali, le aziende dovranno richiamare i propri dipendenti a lavorare in presenza. In caso contrario, potrebbe essere applicata una sanzione amministrativa da 100 a 500 euro.

Le novità per la pubblica amministrazione

Nel settore pubblico l’obbligo di sottoscrivere accordi individuali era già partito il 15 ottobre dell’anno scorso. Le modalità e la durata, infatti, non sono uniformi per tutti i dicasteri. Ad esempio, il Ministero degli Interni ha predisposto un piano biennale dal 2022 al 2024 che stabilisce che “nelle giornate di attività in lavoro agile il dipendente non matura il diritto all’erogazione di buoni pasto”. Inoltre “per effetto della distribuzione flessibile del tempo di lavoro, nelle giornate di lavoro agile non è riconosciuto il trattamento di trasferta e non sono configurabili prestazioni straordinarie, notturne o festive, né protrazioni dell’orario di lavoro aggiuntive”.

Lo smart working in Italia

Secondo un’indagine della Randstad Research circa 2,9 milioni di italiani usufruiscono dello smart working, che corrisponde al 37% di potenziali lavoratori da remoti (8 milioni). Di questi, il 5,9% per due o più giorni lavoratori, il 7,1 per cento meno di due giorni a settimana.

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